Da non confondere con la pietra leccese se parliamo di Carparo.

Pietra calcarenitica molto diffusa nelle zone del sud Salento, e derivante dalla cementazione di sedimenti di roccia calcarea in ambiente marino per lo più.

Gergalmente detta “tufo”, la pietra ha la capacità di assumere diversi aspetti all’esterno, che si tramutano in una differente percezione al tatto e ovviamente alla vista stessa, in base alla dimensione della grana che la caratterizza, alla quantità di calcite e alla porosità finale.

Un materiale molto utilizzato nell’edilizia salentina, il carparo, dalla consistenza tenace e lavorabile solo con scalpello e ascia, tanto da essere molto ricercata soprattutto per la lavorazione di oggettistica.

La sua resistenza la rende un rivestimento perfetto soprattutto delle facciate esterne degli edifici, maggiormente per quelli esposti a intemperie e all’azione corrosiva della salsedine, se di fronte al mare.

Una volta rivestiti con questa particolare pietra, dalla colorazione ambrata e la consistenza granulosa, sarà possibile anche non intonacare, lasciando a vista il tutto con un conseguente effetto scenografico.

Molto noto ancora oggi nel campo edile per costruzioni e ripristini delle famose e molto note volte a stella che popolano i borghi di questa terra soleggiata, i quartieri contadini, le umili dimore di campagna, fino ad arrivare alle chiese e ai palazzi. Tradizione edile che ha segnato gli insediamenti abitativi di quasi tutta l’area salentina.